Punto di vista: era 'la ISS in D-STAR', oggi scoppia la polemica
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Era 'la ISS in D-STAR', oggi scoppia la polemica...
Era il 19 marzo dello scorso anno, quando sulle pagine di questo sito scrissi un "Punto di Vista" a riguardo dell'occupazione delle frequenze della ISS da parte di un ripetitore D-STAR. Frequenze che dovrebbero essere piuttosto note da parte di tutti i radioamatori, inclusi quelli che non praticano tale attività. Non parliamo di chi ha incarichi associativi relativi ai sistemi automatici o gestisce uno o più ripetitori, che dovrebbe quanto meno documentarsi...
Forse all'ora quello scritto passò quasi inosservato, ma se lo
rileggiamo oggi vi ritroviamo l'attualità di questi ultimi giorni.
Per scoprire che qualcosa di anomalo stava accadendo nell'etere italico abbiamo dovuto scomodare l'astronauta Paolo Nespoli (IZ0JPA!).
Sono infatti gli "schedule contact" ARISS tra Nespoli e le scuole italiane ad infiammare la polemica sulla presenza di ripetitori D-STAR sulla stessa frequenza della ISS e più in generale di altri sistemi automatici in banda satelliti, con relativi disturbi arrecati al traffico su questi ultimi.
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Tra i primi a denunciare nuovamente il problema in questi giorni è stato il sito http://www.issfanclub.com/
, la questione ha poi trovato spazio su diversi forum nazionali ed
internazionali, allargando la discussione al tema del rispetto o meno del band plan
IARU.
Molti radioamatori stranieri si sono pure interrogati su come sia possibile che
questo accada nel nostro paese e sulla eventuale latitanza o colpevolezza di
autorità ed associazioni.
Proviamo allora a fare qualche considerazione in merito.
Partiamo dalla IARU: se dovessimo analizzare la questione del rispetto del band
plan dal punto di vista strettamente legale, è del tutto evidente che tale
documento non ha alcun valore ufficiale per il Ministero, essendo un accordo
frutto di una organizzazione privata di cui tra l'altro non tutte le
associazioni nazionali possono far parte. Gli unici documenti che si possono
far valere legalmente in Italia sono il PNRF ed il Codice delle Comunicazioni.
La nostra stessa associazione potrebbe non riconoscerne il valore, così come
altre associazioni al di fuori dell'ARI. E' interessante notare invece come
parole di forte critica e messa in discussione del band plan sono giunte
proprio dall'interno dell'ARI stessa, come pubblicato nei primi comunicati di
issfanclub.
Ma quale valore ha allora la IARU per i radioamatori di ogni fede
associativa e per quelli che non aderiscono a nessun sodalizio? Va detto che il
band plan è uno dei più grossi e riconosciuti sforzi a livello mondiale per
armonizzare l'utilizzo delle frequenze radioamatoriali e per permettere a tutti
di fare radio in maniera ordinata e costruttiva, senza generare disturbo tra
tipolgie differenti di emissioni ed attività.
Un tentativo utile e lodevole, sicuramente non facile, ma evidentemente non privo
di problemi ed incongruenze.
Per avere il massimo del riconoscimento la IARU dovrebbe quanto meno essere
aperta a tutte le associazioni e non ad una per paese, in secondo luogo
l'Italia più di altri paesi soffre delle limitazioni di gamma imposte dal PNRF
ed in molti segmenti delle diverse bande il band plan è semplicemente
inapplicabile! Se lo applicassimo poi al 100% sarebbe una ulteriore limitazione
per i radioamatori italiani, già penalizzati dal PNRF non proprio in linea con
altri paesi.
Ma qual'è la linea del C.I.S.A.R.? Sgombriamo subito il campo da dubbi,
la nostra associazione, pur con le considerazioni critiche di cui sopra ritiene
che il band plan vada rispettato ogni volta che questo è tecnicamente possibile
nel nostro paese e che le eventuali eccezioni siano ponderate e motivate,
specialmente nel rispetto di tutti i radioamatori italiani e stranieri che
svolgono qualsiasi tipo di attività. Se è vero che i radioamatori italiani sono
padroni in casa loro, è altrettanto corretto che le onde radio non hanno
confini, concetto quanto mai importante nell'attività satellitare.
Qualsiasi richiesta di sistema automatico autorizzato alla nostra associazione,
passa attraverso un processo informatizzato che controlla automaticamente tutti
i paramentri e dall'autorizzazione del responsabile di area e nazionale, che
controllano tra le altre cose anche il rispetto del band plan! Più volte sono
state negate a manutentori C.I.S.A.R. frequenze che sono state ritenute non
idonee o potenzialmente interferenti. Tutti i sistemi C.I.S.A.R. sono censiti e
controllati in un database online, da cui è sempre possibile conoscere lo
stato, la copertura, le frequenze i dati del manutentore, etc...
Su questo sicuramente il C.I.S.A.R. non si è mai sottratto alle sue
responsabilità!
Ogni richiesta che passa attraverso questo sistema è attentamente vagliata al fine
di evitare ogni possibile interferenza ed incongruenza con le normative vigenti.
Ma torniamo a quanto il Ministero ci autorizza e leggiamo il nostro
PNRF.
Agli osservatori più attenti non sarà sfuggito che la ripartizione delle
frequenze nelle gamme radioamatoriali fa differenza esclusivamente tra due
tipologie di attività: "Radioamatore" e "Radioamatore via
Satellite". Cosa significa questo? Significa in soldoni che in Italia
l'unica tipologia di comunicazioni radioamatoriali che in qualche modo godono ufficialmente
di una certa protezione sulle altre sono proprio quelle "spaziali",
proprio in virtù della loro riconosciuta particolarità e "fragilità"
sul piano delle interferenze.
Perchè allora il Ministero autorizza richieste in piena banda adoperata da satelliti?
Sostanzialmente per lo stesso motivo per cui potrebbe autorizzare ad esempio
due ripetitori sulla stessa frequenza e nella stessa locazione, ovvero perchè
l'unico controllo che viene fatto è quello del rientro della frequenza entro la
banda radioamatoriale. Tutto questo porta a problemi come quelli di questi
giorni e molti altri già denunciati in passato per i sistemi automatici con
interferenze tra ripetitori ed un proliferare spesso inutile di sistemi.
Se per le autorizzazioni richieste dalle associazioni possiamo
confrontarci con queste ultime e chiedere conto della loro responsabilità e
buon senso, cosa dire dei privati? Privati che con una autorizzazione del
Ministero, rilasciata senza alcun controllo preventivo possono spesso mettere
in crisi il lavoro di interi gruppi ed associazioni.
Il C.I.S.A.R. promuove da tempo, e continuerà a farlo a tutti i livelli,
proposte per conciliare la libertà di sperimentazione di tutti (associati e non
associati) con il controllo che deve esserci per evitare situazioni di anarchia
ed il proliferare delle furbizie che portano solo danni a tutta la comunità
radioamatoriale.
Chi approfitta egoisticamente di questa situazione (associazione o singolo
radioamatore) sicuramente non può dire di avere a cuore la nostra attività e
l'"ham spirit".
Permettete inoltre, prima della conclusione di questo articoletto, che
mi levi un piccolo sassolino... tra le discussioni di questi giorni sul
rispetto delle regole è saltata fuori su un noto forum nazionale la questione
dei nominativi di sistemi automatici del tipo IQ.... ovvero i nominativi
assegnati ai radio club.
Va detto a chiare lettere una volta per tutte che questi sistemi sono da
ritenersi non autorizzati! Il nominativo di sezione o club NON può essere usato
a piacimento come una sorta di jolly per i sistemi automatici, ma è bensì un
nominativo da usare per le attività del club stesso che coinvoglono i propri soci in particolare dalla propria
sede, eventualmente per attivazioni, diplomi, eventi, etc...
Nella speranza che quello di questi giorni non sia il solito "fuoco
di paglia", ma che porti tutti ad una seria riflessione sulle proprie
responsabilità e su quanto tutti sono chiamati a fare perchè il rispetto delle regole e più in generale quello del prossimo non siano un "optional", vi auguro buona attività!
Mauro Olivieri IW3ROW